A BORDO CAMPO

Papà, perché hai preso il mio posto a tavola?
Nicole, al giorno d’oggi bisogna saper ricoprire tutti i ruoli. Difensore, attaccante, centrocampista. Ala, difensore laterale. Centravanti. Portiere. Il ruolo è una funzione, dicono. E che funzione hai tu, ora? Seduta li, capotavola al mio posto?

 

1.

Ai bordi del campo.

 

2.

Sto cercando di capire come funziona questa Chat Gpt, l’intelligenza artificiale che ha già preso piede nelle vite di molti appassionati dell’AI (per maggiori info). Si potrebbe dire che per ora sto “giochicchiando” con la versione 3.5, gratuita e aggiornata al 2021: per la comprensione approfondita di questo strumento ci vorrà del tempo. Le ho fatto diverse domande; domande stupide, domande approssimative, domande che a ripensarci bene potevo anche non farle. D’altra parte, il fascino dell’AI sta proprio nel porre domande molto specifiche e funzionali alle proprie necessità. Alla fine tra le tante risposte più o meno coerenti ce n’è stata una che ha fatto luce sulla mia esperienza calcistica. Alla domanda “Chi è Alessandro Gazzi?” ho ottenuto la seguente risposta.

Alessandro Gazzi è un ex calciatore italiano che ha giocato principalmente come centrocampista difensivo. La mia conoscenza si ferma a settembre 2021, quindi potrei non avere informazioni aggiornate su di lui dopo quella data. Prima del suo ritiro, ha giocato per diverse squadre di calcio in Italia, inclusi club come il Venezia, il Torino, il Siena, il Livorno e il Pescara, tra gli altri. Ha anche fatto parte della squadra nazionale italiana di calcio under-21 in passato. Tuttavia, ti consiglio di verificare le informazioni più recenti su di lui, poiché la sua carriera potrebbe essere progredita o cambiata dopo la mia ultima data di aggiornamento.

Ricordo il periodo trascorso in laguna. Forse il miglior campionato della mia vita. Per farla breve: iniziai da centrocampista centrale, ma dopo sole due partite di campionato (al tempo era una Serie B poco competitiva) mister Lobanovski mi disse che l’elaboratore elettronico che stava sperimentando aveva stabilito con precisione scientifica il ruolo nel quale avrei performato ancora di più. Trequartista, alle spalle di Rexephi, il classico attaccante da PlayStation. Il problema era solo uno: vallo a dire a Maddaloni, fantasista pagato fior fior di milioni, che avrebbe dovuto fare panca. La prima settimana mettemmo a ferro e fuoco lo spogliatoio. Frecciate al veleno, vetri rotti e botte da orbi. Poi la diplomazia fece il suo corso e tutto rientrò nella norma. Iniziai a rendere a livelli stratosferici. Gol, assist, rasoiate di una qualità inaudita. Maddaloni a gennaio se ne andò al Borgomanero, mentre la squadra viaggiava a gonfie vele. Mi sentivo bene, anzi benissimo, tant’è che venni anche premiato agli Oscar del Football nella splendida cornice di Preganziol, piccolo paesino vicino Treviso. Presentatore della serata: Bugo.

 

3.

Questa settimana nel giro di due minuti ho aggiornato il mio vocabolario. Sono sopraggiunti i seguenti termini: Bloke Core, fashion trend, jeans bootcut, sneaker low effort. Ho scoperto inoltre che Chiara Ferragni tifa Borussia Dortmund. Tifa Borussia Dortmund, vero?

 

4.

Quanta classe Gianni Montieri! Avercela la cura che ha lui nel dosare parole e frasi. Leggere le sue pagine mi rassicura, mi fa sentire come se avessi al mio fianco un compagno di gioco a cui scaricare palla, tu non sai cosa fare e allora lo cerchi, tanto ci pensa lui a risolverti i casini. Perché sa, perché conosce i possibili sviluppi del gioco. E perché… ispira, eccome se ispira! Dopo Andres Iniesta, come una danza (2021) il poeta e scrittore originario di Giugliano ma di base a Venezia con Il Napoli e la terza stagione (66thand2nd) racconta un’altra danza, la cavalcata azzurra che ha condotto gli uomini di Spalletti alla vittoria del terzo scudetto dopo quelli delle stagioni 1986-87 e 1989-90 marchiati a fuoco da Diego Armando Maradona. Una stagione speciale, che ha visto la compagine partenopea dominare il torneo con una fiducia e consapevolezza superiori alla norma, e poi con il calcio più spettacolare d’Italia. Tutto conduce al risultato, ma non c’è un istante in cui venga a mancare la bellezza. È stato così per il Napoli di Spalletti, è così per il libro di Gianni (mi permetto di chiamarlo per nome, essendo compagno di squadra in 66th).

Del Napoli della scorsa stagione ho visto poco o niente, e quel poco che sono riuscito ad apprezzare si è cristallizzato nelle immagini di fine gennaio della Domenica Sportiva. Per la precisione il gol di Osimhen contro la Roma, in casa: cross di Kvara sul secondo palo, il nigeriano che controlla di petto poco fuori dall’area piccola, un altro tocco di coscia per aggiustarsi il pallone e poi booom, un siluro imparabile che si insacca sotto la traversa. Quella per me è stata la dimostrazione del loro strapotere: magari non sempre perfetto esteticamente, ma potentissimo dal punto di vista visivo ed emotivo. Una sensazione di forza,  di dominio. Chi lo poteva fermare il Napoli lo scorso anno? È vero, il passo falso ai quarti di Champions League contro il Milan può apparire come la nota amara di una stagione trionfale. Ma nella valutazione complessiva di una squadra bisogna sempre fare i conti con la sua storia. E il Milan, in Europa, di storia alle spalle ne aveva parecchia.

Il libro di Gianni è suddiviso in diciotto capitoli, e in ognuno di loro il sentimento Napoli prolifera in tutta la sua sostanza: dai ricordi di quello che Montieri definisce Episodio 0 (il gol su punizione dentro l’area di Maradona nel 1985, ovvero il gol che ha consentito ai tifosi di allargare il “territorio del consentito”) si snoda un percorso essenziale e poetico, cadenzato e completo. Affrontiamo dunque la grammatica di Spalletti, il ricordo sempre vivo di Diego Armando Maradona (splendido il capitolo a lui dedicato) passando per le cessioni “pesanti” di Mertens, Koulibaly e Insigne. Il racconto spazia a tutto campo tra calcio e poesia, trascinando il lettore non solo dentro la bolgia di Fuorigrotta, bolgia che ho avuto modo di apprezzare in più occasioni, ma anche nei quartieri e nei luoghi simbolo della città che, proprio durante i festeggiamenti, sono esplosi in un tripudio viscerale (di video tra YouTube e i social ne avrete visti a centinaia) che ha unito una comunità di tifosi radicata ben oltre la ragione campana. Un libro splendido, condito da un’ironia fine che spesso e volentieri conduce il lettore nei territori di una delicata malinconia. Leggere questo libro in un certo qual modo ti fa venir voglia di tifare Napoli.

Il paragrafo Ndombele, a modo suo, non so per quale motivo, mi ha piegato dalle risate. Capitolo da leggere assolutamente: Diementicare Diego. Ah, Gianni: grazie per la dedica!

 

Gianni Montieri. Il Napoli e la terza stagione, 66thand2nd, 2023. pag. 143.

 

5.

Veramente? Davvero mi volete far credere che Chiara Ferragni ha indossato la maglia del Borussia solo per lanciare una nuova moda? Davvero mi state dicendo che c’entra solamente il marketing?

 

6.

Il filtro sfocato che Deborah ha inserito nella foto di copertina è fantastico! Una chicca che prima di tutto simboleggia ciò che voglio scrivere, e in secondo luogo valorizza lo scatto amatoriale di una mamma che, qualche anno fa, ha deciso di immortalare la prima ricreazione dell’anno scolastico condividendo l’evento sulla chat dei genitori. Ci sarebbe da dire molto  sulle chat dei genitori, ma non è questo il punto. La foto mi serve per dare l’idea di che cosa significa traslocare, fare i pacchi e cambiare radicalmente ambiente. Nell’estate del 2016 si conclude la mia esperienza al Toro e mi trasferisco a Palermo con la famiglia. I primi giorni, incerti e asfissianti quanto basta per bruciare parecchie energie nervose e fisiche, servono a disfare pacchi, sistemarsi nella nuova dimora e integrarsi con il un nuovo contesto, lontani da tutte le abitudini che dopo quattro anni avevamo messo insieme nel capoluogo piemontese. Non è mai facile per un calciatore cambiare ambiente, allenatore, compagni (a meno che nella squadra precedente uno non si trovi proprio male e abbia validi motivi per fare le valigie), e non è facile per una famiglia impacchettare tutto e trasferirsi dall’altra parte d’Italia. Il trasloco è una fonte di stress non indifferente: certo, nella vita c’è di peggio, ma i tempi stretti imposti da tutte le operazioni di trasferimento sicuramente non incentivano la serenità del nucleo familiare. Figuriamoci poi cosa significa per i figli. Un rimescolamento totale che incide non poco sulla loro crescita emotiva. Nicole, la mia secondogenita: i primi giorni di scuola a Palermo per lei sono stati difficilissimi. Io e Deborah avevamo iscritto le nostre figlie in un istituto privato in centro città, già consapevoli che per le bambine l’inserimento nel nuovo ambiente scolastico non sarebbe stato così immediato. Mi sembra di averla di nuovo davanti agli occhi: ai bordi del campo da pallacanestro, mentre gli altri giocano allegri e felici, lei se ne sta in disparte, seduta da sola, lo sguardo rivolto dentro di sé, nel profondo dei suoi pensieri. Le braccia che stringono le gambe. Deve esserci stato silenzio nel suo animo. Alle sue spalle la festa, la gioia. Scricciolo mio...

 

 

Visioni

Spezzoni di Macedonia del Nord- Italia. Crotone-Turris. Scampoli di Virtus Verona- Alessandria. Il secondo set della finale US Open tra Medvedev e Djokovic. In viaggio con Barbero.

Ascolti

Slowdive. Everything is alive 2023. Dead Oceans

Flying Lotus. Until the quiet comes 2012. Warp

Sparklehorse. Bird Machine 2023. ANTI-Records