RODRI, L'EQUILIBRATORE

Papà, perché hai preso il mio posto a tavola? Nicole, al giorno d’oggi bisogna saper ricoprire tutti i ruoli. Difensore, attaccante, centrocampista, esterno alto ed esterno basso. Portiere. Il ruolo è una funzione, dicono. E che funzione hai te? Seduta li, capotavola? Sei forse una first line breaker? O una wide controller? E che funzione ho io che mi trovo al posto tuo? Che funzione ho se non quella di abitare questo mondo capovolto dove le parole trasmigrano e il significato, il vero significato delle cose sta solo nei fatti. Di quale complessità voglio parlarti Nicole? Forse dell’essenza che ci compone, di quelle piccole molecole che trasferiscono energia e che trasmettono emozioni. E’ una catena chimica, logica, semantica.

 

0.

Per evitare qualsiasi equivoco: nessuno dei due atleti immortalati in foto è Rodri.

1.

Premetto che la mia intenzione era quella di fare una cronaca ben dettagliata della noiosa Manchester City- Nottingham con tanto di statistiche aggiornate minuto per minuto. Purtroppo dopo qualche ragionamento mi vedo costretto a scrivere di Rodrigo Hernandez Cascante, meglio conosciuto come Rodri.

Il centrocampista, che vanta 52-53-46-56 presenze nei quattro anni a Manchester, è senza dubbio il perno insostituibile dell’undici di Pep Guardiola, il bilanciere, l’equilibratore. Destro raffinato, visione di gioco grandangolare, buone capacità di interdizione. È lui che detta i tempi, che prevede gli sviluppi, che imposta. E che poi rifinisce. È lui che al settimo minuto di gioco delizia il pubblico con un third pass d’accademia, un lancio calibrato sui giri sonici della corsa di Walker, che a sua volta appare alle spalle del poco attento Nuno Tavares saettando libero e indisturbato all’altezza dell’area piccola. Walker appoggerà per l’accorrente Foden, che infine tirerà di mancino: 1-0 City. E quindi dicevo, che giocatore Rodri! Assomiglia a Busquets, ma meno cerebrale e più funzionale all’odierna essenzialità del gioco di Pep, che guarda caso dopo il match di Champions contro la Stella Rossa aveva elogiato il suo leader: is the best, he has a good mentality, come a siglare ancora una volta l’eccezionale maturità raggiunta dal centrocampista spagnolo. Come dargli torto?

Dico una cosa prima di continuare, una cosa che mi è capitata da calciatore. Magari non c’entra nulla, ma capita a cecio:  quando un allenatore ti elogia in conferenza stampa, il rischio più grande è la figura di merda dietro l’angolo. Gli elogi pubblici sibilano sempre nel tuo ambiente immaginario, poi attecchiscono sul senso di fiducia che hai acquisito. Il tuo ego sembra inscalfibile. Sei carico come una molla. E poi puntualmente arriva la cagata, e tu ripiombi nella normalità.

Dicevamo di Rodri. Anche questo pomeriggio è sempre lì, nel mezzo, puntuale e preciso. Nei primi ventisette minuti di rock matematico un po' noioso del City, Rodri non sbaglia quasi nulla, sospingendo la squadra nella metà campo avversaria e inchiodando lì il 5-4-1 della squadra di Cooper (vaga somiglianza con Peter Gomez), che dal canto suo ha mantenuto per quasi tutta la prima frazione di gioco i quattro di centrocampo molto stretti. Scelta tattica corretta, se l’obiettivo era quello di chiudere le vie centrali. Il problema è che i gol della squadra di casa vengono entrambi dalla corsia di destra, dove prima Walker e successivamente Nunes assistono Foden e Haaland (60° gol in 62 partite per lui). Post football. Sono solo due i minuti in cui il Nottingham mette fuori la testa dalla noiosa apnea in cui l’hanno cacciato, dal ventisettesimo al ventinovesimo minuto. Poi ancora sprazi di City, e il duplice fischio dell’arbitro che manda tutti a bere un tè caldo. A metà partita i campioni d’Inghilterra registrano il il 77% del possesso palla, e pericoli per Ederson pari a zero.

Dico un’altra cosa prima di continuare: prima che iniziasse il secondo tempo ero indeciso se continuare a guardare la partita oppure no. È pur sempre la Premier

L’imprevedibilità di un evento assurdo come il testa a testa con mano sul collo di Rodri a Gibbs White ha lasciato sgomenti un po' tutti, me compreso. La domanda è: perché? Un cartellino rosso dopo pochi secondi dall’inizio della seconda frazione di gioco. Perché? Anche Azzurra[1] è incredula. Nemmeno il tempo di entrare in campo, nemmeno il tempo di esserci dentro mentalmente e un mezzo contrasto che sfocia in un faccia e faccia. E poi il testa a testa. E poi la mano sul collo. Una piccola zuffa che scrolla animi sopiti, soprattutto il mio. Rodri, perché? Guardiola, che si siede in panchina mentre il Var ha il suo bel da fare, sembra parlare con Estiarte. La proxima vez pensarè mil veces antes de decir que Rodri es extraordinario. Rodri, l’equilibratore, rimette il Nottingham nella prospettiva di giocare in rimonta i successivi quarantacinque minuti, ed esce dal campo con un rosso diretto per fallo da reazione. Rodri, l’equilibratore, dà un briciolo di senso al secondo tempo degli spettatori, ai dati auditel in caduta libera per il conclamato strapotere dei Citizens. E alle statistiche del match vertiginosamente sbilanciate. Rodri, l’equilibratore, probabilmente si beccherà tre giornate di squalifica (in Inghilterra funziona così), ma nella sua “follia” ha provato a rimettere in piedi una partita che non aveva più nulla da dire. Risultato? Le successive folate del Nottingham sono state sterili, e i Citizens, riassestati su un 5-3-1, non hanno corso particolari rischi. Ciò nonostante ho appuntato alcune considerazioni: 

Guardiola che in due occasioni viene preso da un raptus: reazione doverosa soprattutto nei momenti di torpore generale; e allora aizza il pubblico, reo di essere troppo silenzioso, e inizia a gesticolare e a dare indicazioni con furia controllata. Leader di Manchester.

Il Nottingham è una squadra tecnicamente “bruta” e allo stesso tempo un po' troppo rispettosa del City. Chissà cosa avrebbe detto Brian Clough…

Un altro testa a testa, questa volta tra Ederson e Awoniyi: sua la palla gol più pericolosa per riaprire il match.

Calvin Phillips che entra, sguardo un po' perso. Lo capisco.

Grealish che battibecca con Montiel perché lui, quando vuole, non è da meno di Rodri ed Ederson.

Infine, il volto di Rodri che osserva gli ultimi minuti della partita dalla tribuna, doccia fatta e pronto a sorbirsi una squalifica che pesa sulle future scelte di coach Guardiola.

 

2.

L’evergreen delle dichiarazioni post partita. La frase classica per quando la squadra è in vena e inciampa in una sconfitta inaspettata. Non eravamo fenomeni prima della sconfitta, non siamo scarsi adesso.
Chi non l’ha mai usato alzi la mano!

 

3.

Prompt Chi parla?

Per chi si volesse avvicinare all’ utilizzo dell’ Intelligenza Artificiale Generativa (ChatGPT, Midjourney, Bard e compagnia bella) consiglio vivamente il corso da Prompt Designer realizzato a quattro mani da Federico Favot, sceneggiatore, creative producer e ideatore del podcast Hacking Creativity, e Jacopo Perfetti, fondatore di Oblique e uno dei massimi esperti del settore. Il corso permette a chi non è avvezzo alla rivoluzione dell’AI di avere una mappa con cui orientarsi in un mondo in continua e rapida evoluzione. Le dieci ore suddivise in quattro lezioni, l’equivalente di un distillato ad alto tasso di creatività, consentono di ricavarsi un quadro dettagliato per approcciare il mezzo con maggior consapevolezza. Per uno come me, ex studente di informatica, critico cinematografico mancato e shoegazer in un universo parallelo è stata un’autentica sorpresa: non tanto sulle potenzialità della “macchina” in sé, quanto sulle potenzialità dell’interazione tra uomo e macchina.

 

4.

Segnatevi questo nome: Fabio Perna, classe 1986, più di trecento presenze con la maglia della Giana Erminio, 118 gol e una vita trascorsa nella quiete di Gorgonzola. Quando domenica è entrato a una decina di minuti dalla fine nella sfida al Piola contro il Novara, vedendolo entrare in campo a una decina di minuti dalla fine del match mi è sfuggito un guarda chi entra! Il buon Perna… come se fosse un amico dei tempi andati, un avversario che era un piacere affrontare. Già, negli ultimi anni ci ho giocato contro diverse volte. Io nell’Alessandria, lui nella Giana. Attaccante massiccio e dalle movenze comuni, abile nella protezione della palla, nel lavoro sporco e nel far salire la squadra, è dotato di una discreta visione di gioco, di una buona ma non eccelsa tecnica e di una accentuata predisposizione  quella proverbiale efficacia di provincia che gli consente di riciclare sotto porta palloni gettati dai suoi compagni come se fossero immondizia destinata all’indifferenziato. Perna è un attaccante che ho sempre rispettato e, in un certo senso, ammirato: nelle occasioni in cui ci siamo incrociati l’ho sempre classificato come uno di quei talenti nascosti nel sottobosco pallonaro difficili da apprezzare appieno vista la scarsa mediaticità. Le sue abilità dall’estetica grezza sono indiscutibili proprio perché figlie di una creatività seminata nei campi della Serie C, dove per mille motivi il calcio, che sempre calcio è, si sviluppa su frequenze tecniche e stilistiche disturbate  da una mediocrità[2] per così dire ambientale. Perna non è un fuoriclasse, questo no. Ma i suoi colpi sono una rarità del calcio provinciale, e non credo esista una scala che possa misurare la sua silenziosa essenzialità. Ne è prova l’ennesimo colpo contro il Novara. All’ottantanovesimo e quarantasette secondi di gioco, sul risultato di 1 - 0 per i piemontesi, realizza un gol… alla Perna. Un cross sbatacchiato senza forza dalla destra, la palla che filtra non si sa dove e lui, che è sul vertice destro dell’area piccola, girato di spalle, marcato stretto da due difensori, con la palla che gli rimbalza quasi davanti e si impenna a mezza altezza, in un istante si coordina, tiene un piede appoggiato a terra e con l’altro dà una frustata alla palla anticipando le intenzioni del difensore e del portiere, forse illusi dal suo margine di manovra quasi inesistente. E invece… Gol. La cosa sorprendente sta proprio qui. Il gol impossibile, su azione quasi sfumata in tentativo evanescente degli ultimi minuti di gioco dove se vuoi metterla dentro devi inventarti per forza qualcosa. Guardatelo. E riguardatelo. E riguardatelo ancora. Non ci crederete. I suoi gol, e ne fa molti, fidatevi, arrivano sempre con uno o due secondi di anticipo rispetto sulla coscienza degli avversari in campo e di noi seduti a casa sul divano. Sembra assurdo, eppure quando la palla entra in rete tu non riesci ancora a capire, a decifrare la realtà che il buon Perna è riuscito a mettere in piedi ancora una volta. Il buon Perna.

 

5.

Volevo parlare di Roberto De Zerbi e di The Deepest Breathe (che accoppiata!).
Lo farò la prossima settimana.

 

  1.  

Turn off your minds, relax and float down stream

 

 

 

Visioni

Manchester City- Nottingham Forest. Il 1° tempo di Alessandria-Lumezzane. Il 2° tempo di Novara-Giana Erminio. Il 1° tempo di Parma-Sampdoria. La partita a tennis di Camilla, la più grande delle tre.

Ascolti

Xiu Xiu. Fabulous muscles, 2004. 5 Rue Christine.

Dirty Three. Wathever you love, you are. 2000. Touch and go.

The XX. Coexist. 2012. Young Turks Records

 

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[1] Il cane di casa, che proprio a inizio secondo tempo voleva giocare mentre io cercavo di non dargli spago: poi verso il settantesimo si è messa pancia all’aria e ho iniziato a coccolarla.

[2] Passatemi il termine anche se può apparire dispregiativo.